Una settimana fa, il New York Times ha pubblicato un articolo molto interessante dell’autore 
Ecco qui il link: http://nyti.ms/1PUYc5X
Dopo una settimana, ci ho riflettuto molto e penso di avere la risposta alla domanda, ispirandomi all’articolo del NYT: Chi vorrebbe essere un giornalista? Anche se, credo che la domanda più legittima, sia: 

 

Perché sei ancora giornalista? 

La copertina dell'articolo del New York Times

La copertina dell’articolo del New York Times

 

Si, lo so, per essere giornalisti al giorno d’oggi devi crederci per davvero. Sul serio.

Un vero credente. O forse un fesso. Diciamo un pazzo!

Considerando che anche qui negli Stati Uniti la situazione non è delle migliori, tanto che nell’ultimo anno le redazioni sono state in generale ridotte del 10%, persino nelle televisioni, che da sempre se la passano bene. O per lo meno, passavano.  Per non parlare dei salari che sono una vera miseria. Anche dall’altra parte dell’oceano, figuriamoci in Europa, non citiamola nemmeno l’Italia.

Insomma: bella non è.

Senza contare che, specie nel Bel paese, sempre più persone non si fidano più dei giornalisti e dei media in generale. Preferiscono dare retta a internet, figuriamoci…

Le persone pensano che i giornalisti siano corrotti, che siano dei manipolatori della verità e che siano pagati dai poteri forti per dire quello che vogliano si dica. Peggio mi sento, se penso che alcune persone considerano i giornalisti come infami senza cuore, che sarebbero disposti a far piangere un bambino o tirare un calcio a un migrante pur di avere uno scoop.

E ho sentito anche cose peggiori di queste, lo giuro. Cose veramente stupide

Quindi: Perché sei ancora un giornalista?

Semplice: perché è il lavoro più bello del mondo.

Il giornalista è l’unico lavoro che ti da l’opportunità di conoscere e incontrare nuove persone ogni giorno, d’imparare nuove cose, di condividere sempre storie diverse e vedere i fatti e gli eventi attraverso gli occhi di qualcun altro. Ogni giorno succede qualcosa di nuovo e ti capita spesso di ritrovarti in situazioni assurde, strane, emozionanti, uniche.

Un giorno a bordo di una camionetta dei vigili del fuoco, un reportage dalla cima di una chiesa o da una centrale nucleare abbandonata, sei ore dentro un Burger King a cercare di capire perché la gente si mangiasse un hamburger che le facesse fare la cacca verde, una giornata con una giornalista cieca.

Senza contare tutte le persone e le storie straordinarie che possono capitarti.

Il fatto è che essere giornalista ti da la possibilità di toccare il cuore delle persone. E poi, se fai il tuo lavoro bene, troverai lavoro. Il motivo? Perché ci saranno sempre persone affamate di storie vere, scritte bene, in grado di raccontare cosa succede come si deve. E queste persone non smetteranno mai di volere un tipo d’informazione essenziale, trasmessa in maniera accurata e veloce.

Ecco il motivo perché sono ancora un giornalista al giorno d’oggi.

Perché, come disse il giornalista messicano Rubén Espinosa in una delle sue ultime interviste, prima che venisse ucciso lo scorso luglio:

“Non penso che una fotografia possa cambiare il mondo, ma è sicuramente una testimonianza di dove siamo.”