Dopo i Case Studies nei capitoli 4 – 5 – 6 – 7  della tesi , ci inoltriamo nell’ultima parte di questo esperimento, per rispondere finalmente alla domanda:

IL CITIZEN JOURNALISM PUO’ ESSERE CONSIDERATO UNA MINACCIA AL GIORNALISMO TRADIZIONALE OPPURE UNA SUA EVOLUZIONE?

IN QUESTO ULTIMO CAPITOLO, TUTTE LE RISPOSTE….

Per leggere  la spiegazione del progettohttps://www.duemondi.net/introduzione-al-progetto-one-thesis-one-web-one-goal/  

Per leggere i primi 3 capitolihttps://www.duemondi.net/il-citizen-journalism-minaccia-o-futuro-del-giornalismo/

Per leggere i capitoli riguardanti i Case Studieshttps://www.duemondi.net/case-studies-progetto-one-thesis-one-web-one-goal/

8) Il futuro del giornalismo: Possibile coesione tra Traditional & Citizen 

Web Journalism vs Old Journalism

Web Journalism vs Old Journalism

Nel corso dei vari capitoli di questo project work abbiamo provato ad analizzare il fenomeno del Citizen Journalism, partendo dalla sua definizione, la natura, le caratteristiche, le connotazioni positive e  negative, per poi arrivare ad analizzare dei casi specifici, proprio per cercare di comprendere meglio il significato e l’essenza di questa nuova forma di giornalismo.

Il CJ è visto da molti, specie i più tradizionalisti, come una seria minaccia che porterà al fallimento dei classici mezzi d’informazione, mentre, per altri è ritenuto una nuova possibilità per dare voce e spazio a un’informazione più libera, più eterogenea, più vasta, meno censurata, meno di parte.

Ma al di là delle varie opinioni, come rispondere alla domanda chiave di questo PW:

IL CITIZEN JOURNALISM PUÓ ESSERE CONSIDERATO COME UNA MINACCIA AL TRADITIONAL JOURNALISM?

Non è facile rispondere a questa domanda, infatti se chiedeste a un giornalista, abituato da sempre a intendere l’informazione in una determinata maniera, vi risponderà di si: i licenziamenti, le casse d’integrazione, la chiusura dei giornali ne sono la prova più evidente.

Al contrario, se chiedeste alle persone comuni, come è stato fatto durante l’esperimento “One Thesis, One Web, One goal( un progetto inerente al project work) si potrebbero ottenere delle risposte come queste:

 

ad516503a11cd5ca435acc9bb6523536

 

 Idolo Hoxhvogli says: [commentando il caso del blogger Navalny]

                23 novembre 2013 at 13:01

“Il legame tra potere e informazione viene messo in discussione dal citizen journalism. Il vecchio giornalismo cerca di delegittimare il citizen journalist dal punto di vista teorico: il citizen journalist, secondo i vecchi babbioni dei media corrotti, mancherebbe di formazione, etica e capacità di discernimento. La politica, dal punto di vista pragmatico, come dimostra il caso Navalny, teme il proliferare di un’informazione che non sia controllabile. L’informazione libera mette in discussione il potere. I media tradizionali sono un volto del potere. Nuove forme di informazione sono una grande opportunità per la verità e la democrazia.”

 

Oppure:

ad516503a11cd5ca435acc9bb6523536

 

 Alessandra Rucci says:

               8 novembre 2013 at 17:25 

 

“Con l’arrivo dei social network, il mondo è notevolmente cambiato, per quanto riguarda la comunicazione nelle varie forme che possiede. E da comunicazione di massa, assistiamo alla comunicazione delle masse. Non più la passività di un tempo. O almeno, una passività diminuita.
Allo stesso tempo, concordo sull’inattendibilità di molte informazioni, specie quelle che non mostrano filmati. Gli stessi filmati, vengono a volte falsati e resi credibili da alcune tecniche, tanto che diventa molto difficile fidarsi, in generale. Ma, forse, più l’informazione è libera e meno svuotata dalla censura, meno rende scettici.

(il telegiornale è tutt’altro).

Quindi, personalmente, sì al Citizen Journalism, meno invischiato e protetto da ragioni di agenzie e, soprattutto,partiti politici. Mi viene da domandarmi un pensiero un po’ sempliciotto forse: con tutte queste voci da ascoltare, a chi credere? Non si può ascoltarle tutte; come verificare le informazioni? Non sempre è possibile. Dunque, una scommessa tra veridicità e inattendibilità. Una scommessa sempre aperta. In ogni caso, informarsi a fondo è l’unica soluzione per conoscere. Sempre.”

 

Giudizi severi, provenienti da persone comuni, che vedono nel Citizen Journalism una nuova maniera di fare informazione liberamente e, soprattutto, con una minore influenza da parte dei poteri forti. In parole povere: meno corrotta, più veritiera.

Certo, va detto, che le opinioni possono anche essere negative e, sempre per il progetto “One Thesis, One Web, One Goal”, c’è chi ha dato il proprio parere, criticando il Citizen Journalism:

 

ad516503a11cd5ca435acc9bb6523536

 Claudia Scarpellini says: [In riferimento ai Midia Journalism,un esempio di Citizen Journalism Brasiliano]

                15 novembre 2013 at 13:54 

 

“Mi pare che la non convenzionale attività dei Midia Ninja non sia tanto da opporsi al tradizionale modo di fare giornalismo quanto, piuttosto, all’effettivo apporto che questi ragazzi sono poi in grado di fornire alla società che li circonda.

Se è indubbio il merito dell’aver messo in luce la brutalità del metodo di repressione utilizzato dal corpo di polizia durante le proteste, concordo con quanti ne criticano la non obbiettività:

un buon giornalista dev’essere in grado di documentare la realtà che lo circonda e assumere (con qualsiasi mezzo nel limite della legalità) le informazioni necessarie per muovere una critica fondata e costruttiva, altrimenti il rischio è quello di produrre una notizia “vuota” fine a se stessa che facilmente si presta ad essere spunto per movimenti insurrezionali e violenti. Tu credi sia costruttivo questo loro modo di operare? Non trovi che rischi di essere sterile e controproducente?.”

 

 

Un altro giudizio non proprio positivo:

 

ad516503a11cd5ca435acc9bb6523536

 Teresa Bruni says:

                21 novembre 2013 at 12:51 (Modifica)

 

“Personalmente credo che questo nuovo modo di ‘fare e trasmettere informazione’ sia producente quando si tratta di fatti di cronaca, come nel caso che hai analizzato di David Eun, ma lo sia un po’ meno quando ci si riferisce a questioni che hanno a che fare con la politica o i problemi sociali perché le notizie rischiano di essere troppo influenzate dalla ‘fazione’ di appartenenza di coloro che le diffondono e, di conseguenza non del tutto imparziali come dovrebbero essere quelle diffuse da giornalisti professionisti.”

 

 

Opinioni contrastanti che portano a legittimare il Citizen Journalism come un mezzo d’informazione libero, indipendente e maggiormente veritiero, ma, allo stesso tempo, lo definiscono come un’entità facilmente faziosa, incorretta e incapace d’essere professionale.

Quale può essere il ruolo dei Citizen Journalists?

Quale può essere il ruolo dei Citizen Journalists?

Eppure, scervellandosi per trovare una risposta riguardante il futuro del Citizen Journalism, se sia veramente una minaccia oppure no, ecco che le parole di Manuel Castells, sociologo spagnolo che insegna all’University of Southern California, sembrano come una luce improvvisa fra le nuvole, pronta a chiarire la questione.

 

 

L’articolo è tratto dal numero del settimanale “Internazionale” del 31 Maggio 2013:

 

“Le cose vanno male, dicono in molti, considerando i licenziamenti e il peggioramento delle condizioni di lavoro. Il giornalismo però non è mai stato così importante. In una società dove il potere è poco trasparente e i cittadini hanno perso fiducia nelle istituzioni, l’accesso alle informazioni e a una rigorosa interpretazione dei fatti è una condizione fondamentale per poter assumere il controllo delle nostre vite. Se con giornalismo intendiamo la ricerca, l’analisi e la distribuzione delle informazioni, non possiamo parlare di crisi del giornalismo, ma di una sua trasformazione. A essere in crisi è il modello d’impresa dei mezzi di comunicazione, ormai obsoleto. Soprattutto quello della carta stampata, che non sa come affrontare la concorrenza di internet, se non facendo pagare l’accesso ai contenuti online, un metodo che non funziona perché spinge migliaia di lettori verso altri canali d’informazione. Oggi quasi tutti i giornali sono insostenibili da un punto di vista finanziario e sopravvivono grazie a sussidi pubblici o all’aiuto di grandi gruppi che li usano come piattaforma di lancio per strategie multimediali di business.[…]

Il giornalismo, però, è ben più della somma dell’industria dei mezzi di comunicazione. Il giornalismo è un bene comune e deve essere considerato come tale. E’ quello che consente alla società di essere una società che comunica e non solo un insieme di individui potenzialmente autistici. In questo senso, il giornalismo oggi è più vicino che mai.

In rete, l’informazione è prodotta, interpretata e distribuita su vastissima scala e in diversi formati. Il citizen journalism che permette a ciascuno di creare un suo canale (un blog o una semplice presenza in rete) non minaccia, ma integra il giornalismo professionale.

A patto che, come fanno la Bbc o il Guardian, questa valanga di informazione sia organizzata, filtrata e interpretata con professionalità. Anche perché, visto che nell’era di internet è possibile nascondere le informazioni, la censura interna dei mezzi di comunicazione è molto più difficile, e l’indipendenza del professionista ne esce rafforzata.

In uno studio recente in collaborazione con Bregtje van der Haak, ex direttrice della tv pubblica olandese, e con il premio Pulitzer Michael Parks, abbiamo scritto come i giornalisti oggi abbiano bisogno della collaborazione di specialisti e di accedere alle più varie fonti di informazione che nascono costantemente su internet e sui database digitali. Così è nato un giornalismo in rete, in cui è tutta la rete a produrre e a distribuire le informazioni, anche grazie alla collaborazione di diversi specialisti, e per il quale verificare l’informazione diventa fondamentale. Questa evoluzione non sminuisce la professione del giornalista, anzi: qualcuno deve riunire e interpretare tutte le informazioni in tempo reale. Questo qualcuno è un professionista in grado di farlo con indipendenza di giudizio, che non equivale alla neutralità, ma al rigore e alla trasparenza sulla prospettiva da cui è data un’informazione. Al giornalismo professionale, in un mondo travolto dalle informazioni, restano la credibilità e la qualità dell’analisi. Solo se il giornalismo non risponderà a questi due criteri potremo parlare di una sua crisi. […]

Se la routine può essere automatizzata e le informazioni arrivano da canali diversi, diventano fondamentali la qualità dell’analisi e la garanzia di professionalità. Per questo licenziando i giornalisti le aziende uccidono la gallina delle uova d’oro. Se i mezzi di comunicazione non sapranno dare alla gente ciò che non è in grado di fare da sola, le informazioni saranno semplicemente autogestite in modo collaborativo dai cittadini. Il giornalismo non è morto, sta rinascendo. A meno che non lo uccidano i grandi gruppi di comunicazione.”

 

La soluzione può essere una coesione

La soluzione può essere una coesione

Qualità e professionalità.

Sono queste le due parole chiave che possono rispondere alla domanda inerente il futuro del giornalismo, in quanto nessun Citizen Journalist potrà mai sostituire la capacità di critica, di analisi,d’approfondimento e  di selezione delle informazioni di un professionista del mestiere.

E’ una questione d’occhio, di esperienza e di conoscenza dell’arte di fare informazione.

Perché l’uomo avrà sempre bisogno di essere informato, di conoscere i fatti e di approfondirli.

Quindi, come sostiene M. Castels, non ci troviamo di fronte a una crisi del giornalismo, minacciata dall’avvento del Citizen Journalism, bensì a una sua evoluzione.

Un cambiamento. Precisamente una coesione.

In un mondo dove le notizie viaggiano a una velocità sempre maggiore, dove la globalizzazione ha esteso i margini dell’informazione, permettendoci di arrivare a conoscere anche i lati più lontani della Terra, e dove la necessità di essere informati è arrivata a sfiorare quasi la contemporaneità, dando la possibilità alle persone di sapere tutto e subito, come se fossero presenti essi stessi, sarebbe impossibile per qualsiasi giornalista o professionista del settore essere sul pezzo, ovvero pronto immediatamente per documentare.

Lo stesso caso vale per quella tipologia d’informazione, spesso trascurata, che non potrebbe emergere semplicemente grazie all’attività dei mezzi d’informazione classici.

E’ per questo che il Citizen Journalist e le attività di News Spreading provenienti dalla rete

(blog, social networks, websites) si rivelano essere fondamentali affinché l’informazione possa essere sempre più ampia, più dettagliata ed efficiente.

Addirittura più economica: un giornalismo radicato fra i cittadini che offra la possibilità a chiunque di poter fare informazione e mettere in luce determinate notizie, che altrimenti passerebbero in sordina, può far ridurre i costi di produzione di un giornale, il quale potrebbe attingere dagli stessi lettori per avere informazioni e testimonianze, senza dover pagare, nei casi dove non sarebbero necessari, degli inviati o dei corrispondenti.

Al giornalista professionista basterebbe essere il revisore, il controllore, colui che verifichi le notizie e ne garantisca la validità e l’attendibilità.

Ovviamente non stiamo affermando che chiunque possa diventare un giornalista provetto, anzi, un cittadino qualsiasi non potrà mai sostituire un professionista del mestiere, preparato ed esperto, e in grado di affrontare le notizie con un piglio e un’abilità sicuramente diversa e, in molti casi, migliore.

Il Citizen Journalism può diventare un aiuto al Traditional Journalism, con le dovute interpretazioni e limitazioni; un valido ausilio per il futuro, una nuova freccia all’arco del giornalismo, che permetta all’informazione di essere sempre migliore.

E, soprattutto, sempre più usufruibile da chiunque.

 

In fondo, perché non potrebbe essere così?

 

“Se vedi centinaia o migliaia di persone normali che cercano di scappare da un posto, mentre un manipolo di pazzi cerca di entrarci, non c’è dubbio: sono giornalisti.”

 

H.R.  Knickerbocker  

 

 

FINE

 

 

RINGRAZIAMENTI:

 

1) SILVIA BENEDETTI, relatrice e mentore

2) ROSSANA FRIGENI, revisione capitoli 1, 2 e 3

3) SILVIA CHIESA, condivisione tesi in giurisprudenza

4) SILVIA MORANDUOZZO, Capitolo 1.1 sulla storia del CJ

5) ALESSANDRA RUCCI, Capitolo 3.1 sui teorici del CJ+ giudizio nel capitolo 8

6) TERESA BRUNI, revisione capitoli 4,5,6,7,8+ giudizio nel capitolo 8

7) IDOLO HOXHVOGLI, giudizio capitolo 8

8) NICOLETTA ORDONSELLI, capitolo 6.1 sull’analisi legale dei vari case studies

9) GIOVANNI ROBERT, commento sui Midia Ninja

10) CLAUDIA SCARPELLINI, giudizio nel capitolo 8

11) DAVID FIACCHINI, segnalazione di un altro esempio di Citizen Movment per la segnalazione di animali in strada

12) MONICA CALISTI, giudizio sul CJ

13) STEFANO VERMIGLIO, segnalazione link di fondazioni che finanziano il CJ

14) MASSIMO CICCOLA, segnalazione del caso Youreporter.it

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Capitoli 1 – 2 – 3 – 8:

1)   Bowman e Willins, “We media: how audiences are shaping the future of news and information”, 2003

2)    J. D Lasica, “What is participatory journalism?”, 2003

3)   Settimanale “Internazionale”, 31 Maggio 2013

4)   English Page about CJ: http://en.wikipedia.org/wiki/Citizen_journalism

5)   David Randall, “Il giornalista quasi perfetto”, 2009

6)   Luca de Biase, “Cambiare pagina”, 2011

 

Capitoli 4 – 5 – 6:

1) I Midia Ninja in Brasile: i giornalisti di strada «raccontano» la rivolta brasiliana

 

·      http://www.ipsnews.net/2013/09/ninja-citizen-journalists-dont-claim-to-be-impartial/

 

·      http://www.globalproject.info/it/mondi/brasile-i-ninja-attivismo-e-giornalismo-mediattivismo-al-tempo-delle-proteste-brasiliane/14865

 

·      http://www.corriere.it/esteri/speciali/2013/giornata-mondiale-gioventu/notizie/brasile-papa-francesco-midia-ninja-smartphone-twitcasting_d8f02b4c-f387-11e2-8b7b-cca7146f8a5e.shtml

 

·      Articolo Settimanale “Internazionale”, 27 Settembre 2013

 

2) Incidente aereo San Francisco, David Eun: il manager e lo scoop da grande giornalista

http://magazine.excite.it/incidente-aereo-san-francisco-david-eun-il-manager-e-lo-scoop-da-grande-giornalista-N140606.html

 

http://www.corriere.it/esteri/13_luglio_07/david-eun-incidente-aereo-san-francisco-star-giornalismo-twitter_f5e8219a-e712-11e2-a870-69831ea32195.shtml

 

3) Arresto in Russia del blogger Alexei Navalny con l’accusa di furto:  personaggio scomodo a Putin o voce della verità?

http://espresso.repubblica.it/internazionale/2013/09/06/news/alexei-il-blogger-anti-putin-1.58553

http://www.lettera43.it/politica/4174/l-assange-russo.htm

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Alexei_Navalny

 

 

CAPITOLO 7:

·      Blog:  www.duemondi.net , Reportage dal Kurdistan iracheno “L’altro lato dell’Iraq”

Link: https://www.duemondi.net/category/reportage/iraq/