Buongiorno ragazzi, alla fine non sono più andato in Turchia, direttamente a Istanbul per seguire da vicino gli scontri in Piazza Taksim.
Nonostante avessi dei contatti locali( degli studenti turchi in grado di farmi arrivare fin dentro Gezi Parki) e nonostante fino all’ultimo fossi rimasto in bilico fra il partire o meno, mi sono convinto che non sarebbe stato il caso.
Ma non si tratta di paura o mancanza di spina dorsale, i motivi che mi hanno spinto a desistere dall’andare in Turchia sono stati i seguenti:1) La mancanza di tempestività: se avessi voluto scrivere qualcosa di interessante, sarei dovuto partire fin da subito per seguire gli scontri e le rivolte dall’inizio, giorno dopo giorno. Arrivare lì, dopo due settimane, sarebbe stato un po’ come arrivare a fuochi fatti.
E, col senno di poi, la mia decisione è stata giusta in quanto lo sgombero di Piazza Taksim è avvenuto proprio ieri notte, praticamente 12 ore prima di quando, teoricamente, sarei arrivato io a Istanbul.

2) La mancanza di una garanzia: sia Linkiesta.it sia il Corriere della Sera, ai quali avevo proposto l’idea di un mio reportage all’interno di Piazza Taksim, non sono rimasti troppo entusiasti della cosa e non mi hanno proposto nulla di concreto e di sicuro. In parole povere, una pubblicazione.
Mi hanno detto di andare, vedere( metti caso fosse uscito lo scoop) e nel caso di farmi risentire, quando sarei stato lì.
Come si suol dire: ti diamo il consenso ad andare ma, anche se non ci vai, non ce ne frega una mazza.
In fondo il Corriere ha già i suoi inviati in Turchia, mentre Linkiesta, tramite internet, può arrivare fin dentro Piazza Taksim, senza scomodarsi ad andare direttamente.
Forse, se fossi andato appena scoppiate le rivolte, le cose sarebbero state un tantino diverse.

Certo, quando i miei amici mi hanno scritto che l’intera città era bloccata, che nessun mezzo mi avrebbe portato fino a Piazza Taksim e che, se non mi fossi procurato un elmetto, una maschera antigas e degli occhiali protettivi, sarebbe stato pericoloso per me avventurarmi lì, un po’ mi sono impaurito, ma nonostante ciò, in cuor mio, mi sarei buttato lo stesso. Allo sbaraglio e giusto per il brivido dell’avventura.
Di conseguenza, possiamo dire che per una volta, solo per questa volta, ho fatto prevalere, a malincuore, la ragione anziché l’istinto.
Una scelta corretta ma tremendamente sofferta, credetemi.
In fondo, si dice che anche da queste cose si riesca a capire se un giornalista sia bravo oppure no.
Mah….Speriamo sia così!
Nonostante ciò, una cosa la posso ad ogni modo dire: mi serva di lezione per la prossima volta.

P.s UNA BUONA NOTIZIA CMQ C’E’:

Nonostante tutto, da Piazza Taksim e dalle rivolte in Turchia potrò ricavare qualcosa di utile e interessante e infatti, la settimana prossima, pubblicherò sul blog alcune interviste fatte a ragazzi e ragazze manifestanti, tutt’ora presenti laggiù, per trasmettere l’essenza di chi sta combattendo per la democrazia e la libertà direttamente sul campo.
L’anima della rivolta tramite le parole di chi l’ha vissuta e continua a viverla.

STAY TUNED!!!