Chissà come doveva essere bella la vita in Italia, il sole, il mare, svegliarsi la mattina con la consapevolezza che nessuno dei tuoi amici fosse morto, la pasta, le belle italiane, nessuna paura di ritrovarti al momento sbagliato nel posto sbagliato. Uno di quei momenti che possono diventare anche l’ultimo.
Hajar non aveva la televisione, non aveva mai visto l’Italia, ma se la immaginava così. D’altronde vivendo in Iraq, era facile immaginare qualcosa che fosse meglio.
Hajar era di fronte al camion, notte fonda, era sicuro che era quello giusto, quello che lo avrebbe condotto in Italia: decise di salire a bordo.
Era un camion che trasportava pellame sintetico. Puzzava da morire.
Hajar quasi aveva i conati di vomito, ma doveva resistere e trovare assolutamente un posto dove nascondersi.
Il problema non era tanto il camionista, bensì i controlli greci di frontiera al porto. Quelli prima dell’imbarco sul traghetto verso il porto di Bari.
Non sapeva bene cosa sarebbe potuto succedere se lo avessero scoperto ma, a detta di altri curdi che avevano tentato invano la fuga prima di lui, se ti beccavano era la fine. Ti avrebbero massacrato di botte e, se sopravvivevi, saresti stato rimpatriato. Nessun asilo politico,figuriamoci, forse ti avrebbero lasciato i denti per mangiare, forse….
Doveva fare in fretta, non sapeva dove cercare, quando, ad un tratto, il suo piede inciampò per caso nel vano della ruota di scorta. Notò che la ruota si muoveva. Poteva essere rimossa.
E sotto questa ruota, uno spazio in grado di contenere una persona, un po’ rannicchiata, ma che offriva la possibilità di distendere le gambe. Era uno spazio tra il motore e il retro del camion. Forse poteva andare bene, magari infilandosi lì dentro, con la ruota di scorta come copertura, forse non lo avrebbe scoperto nessuno. Ma chissà se la ruota si sarebbe chiusa sopra di lui, con il suo corpo sotto a fare da tappo?
Entro nel vano, si tirò la ruota dietro di se…….la ruota combaciava perfettamente con i bordi del vano.
Era sotto. Era coperto. Fino a quando avrebbe potuto resistere?
Il camion partì all’alba del giorno dopo, Hajar non sapeva quanto il camion ci avrebbe impiegato e non aveva avuto il tempo di portare con sé neanche un po’ da mangiare, neanche un goccio d’acqua.
Non era stata una mossa saggia.
Ma era convinto: il viaggio sarebbe durato poco, se lo sentiva, avrebbe resistito. A qualunque costo.
A volte si compiono delle azioni guidati solamente dall’istinto, ci si butta, si salta senza vedere dove si potrebbe finire, senza alcun piano, nessuna alcuna rete sotto. L’uomo segue l’azzardo, perché nel macabro gioco dei dadi ad opera del caso, l’uomo si sente un po’ Dio. Anche se di divino c’è ben poco……
E così dopo tre giorni e dopo tre notti, Hajar era ancora nel camion, fermo immobile al porto di Igumenitsa.
Stava morendo di freddo ma i suoi ricordi erano in grado di tenerlo ancora sveglio. Ancora per un po’.
Non doveva addormentarsi per nessun motivo.
Il freddo lo intorpidiva, era stanco, non mangiava da tre giorni e l’unica cosa con il quale era riuscito a dissetarsi, erano state delle goccioline di condensa che si erano formate sulla ruota.
Un sapore di gomma e plastica nauseabondo. Ma era sempre meglio di niente….
Magari sarebbe potuto uscire, sollevare la ruota e scappare dal camion e accontentarsi di essere arrivati in Grecia, ma era arrivato ad un passo dal traguardo e non poteva mollare proprio ora, adesso che era così vicino. Non poteva proprio, il suo sogno lo stava chiamando a gran voce.
“Italia…..Italia…..Italia…..It-al-ia…….It……”
Negli ultimi tre giorni aveva superato già due controlli, uno al porto di Istanbul e uno alla frontiera greca e in entrambi i casi, non era stato scoperto. Il camion era stato controllato da cima a fondo, ma nessuno aveva notato quel vano sotto la ruota di scorta.
Era un segno del destino.
La fortuna lo assisteva e perciò, anche se si sentiva svenire, non poteva addormentarsi.
Se lo avesse fatto, probabilmente non si sarebbe più svegliato.
Hajar doveva restare sveglio a tutti i costi. Non aveva mai desiderato tanto una cosa come in quel momento….

FINE SECONDA PARTE