Screen-Shot-2015-09-22-at-23.35.38“Cosa bisogna dare in cambio per un po’ di libertà?
La nostra anima,i nostri sogni, il nostro cuore.
O semplicemente la nostra vita?”
Molti anni fa le strade di Baghdad erano piene di fiori. Bellissime.
Si potevano incontrare bancarelle ovunque e i palazzi erano così bianchi. Così puliti.
Il venerdì santo era il giorno che Shireen amava di più. Viveva in una dittatura, eppure riteneva che la sua fosse una vita, tutto sommato, felice.

Non poteva lamentarsi.

Erano passati dieci anni e, ora,  quando si affacciava alla finestra di casa sua poteva solo vedere cantieri ovunque e segni di una grande rivoluzione industriale che prometteva grandi speranze per tutti.Un futuro migliore per ogni iracheno.

Il futuro sembrava roseo eppure  Shireen piangeva tutte le sere, ogni volta era un tonfo al cuore: Arbil non era bella come Baghdad.

Era semplicemente più sicura. Nulla di più.

Ancora ricordava quella notte, quella  notte di sette anni fa, come avrebbe potuto mai dimenticarla? Il fratello maggiore che ritorna a casa terrorizzato, quasi frastornato, ripetendo una frase che non avrebbe mai più scordato in vita sua:

“Mi stavano per ammazzare, dicevano che ero curdo e che dovevo morire…….sia lodato Allah……..è solo grazie a lui se sono ancora vivo….”

Shireen ricordava quelle parole, gli occhi della sorella maggiore in lacrime, il volto del padre serio e preoccupato, la valigia fatta in fretta e furia, mettendo dentro le prime cose che capitavano, senza pensarci, senza avere tempo…..Non ce n’era più.

E poi la fuga, la notte stessa, in macchina, senza poter salutare nessun amica, nessun familiare, senza poter fare assolutamente niente. Niente di niente.

Si scappava verso Arbil e nessuno sarebbe mai più tornato indietro.Nessun passato. Forse un futuro.

Una sola notte.

A volte è incredibile come un solo momento possa cambiare il destino di una intera famiglia, basta una sola notte per chiudere una vita e aprirne una nuova. Una sola notte per cambiare tutto.Lasciandosi tutto alle spalle. Shireen aveva 23 anni, origini curde ma cuore arabo, era una ragazza come tante altre ragazze irachene, eppure era diversa: aveva un sogno.

Vi starete sicuramente chiedendo il perché avere un sogno potesse rendere una persona tanto speciale, eppure Shireen sognava

Una delle poche foto di Shireen...

Una delle poche foto di Shireen…

qualcosa di insolito, differente da quasi tutti i sogni di molte altre sue coetanee, diverso da molti desideri comuni a tante donne irachene.

Dovete sapere che Shireen viveva da sette anni ad Arbil, capoluogo del Kurdistan iracheno nel Nord dell’Iraq, una città in grande espansione che, dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, si era aperta ad una grande industrializzazione e aveva reso l’intera regione un paradiso per qualsiasi iracheno volesse condurre una vita normale.

Una vita che fosse semplicemente in pace. Nessun attentato, nessuna guerra, nessun morto.

Eppure, nonostante l’incredibile sviluppo economico, la società era rimasta la stessa dei tempi della dittatura: un mondo dove le donne vivevano ai margini, dove nascevano per servire e mettere a proprio agio prima i padri e poi i propri mariti, dove non potevano uscire con un uomo a meno che non fosse il loro promesso sposo, dove la religione imponeva etichette e gli sguardi delle persone potevano definire una ragazza come “ meretrice” per qualsiasi cosa.

Una sciocchezza poteva essere sufficiente per disonorare la propria famiglia.

Era un mondo soffocante, un mondo che per qualsiasi donna occidentale risulterebbe impensabile, eppure questo era la realtà quotidiana di Shireen.Una realtà che gli stava stretta.

E per quanto amasse le sue origini, desiderava andarsene, scappare, ripudiare la propria natura, il proprio destino e cercare un nuovo futuro altrove.

Al di là di tutto, oltre quelle montagne che coprivano la visuale a nord di Arbil: lei sognava l’Europa.

Sembrerebbe un sogno qualsiasi, eppure Shireen non desiderava nulla di più al mondo.

A cena con Shireen...

A cena con Shireen…

E per questo si era iscritta all’università pubblica di Arbil per frequentare un corso di laurea molto particolare: lingua e cultura francese.

L’ idea: laurearsi e andare a vivere in Francia dove, grazie al suo arabo, avrebbe lavorato come interprete arabo-francese.

Il fatto è che Shireen era diversa da tutte le altre sue ragazze: dove le sue coetanee sognavano dei figli e un matrimonio felice, lei immaginava viaggi dall’altra parte del mondo, chiudeva gli occhi e vedeva l’Italia, gli Stati Uniti. Dove molte amiche vedevano una vita fatta di piccole cose e una quotidianità tranquilla, lei sognava avventure e una vita diversa.

Una vita occidentale.

Era la sua natura, era la sua voglia irrefrenabile, erano le idee che la madre gli aveva trasmesso fin da piccola, visto che anche lei da giovane, essendo araba, aveva potuto vivere una vita così.

Shireen non voleva niente di meno. Voleva molto di più.

E per questo veniva bistrattata dalle sue amiche, gli uomini non la capivano e, anzi, ne parlavano quasi male, ma a lei poco importava: avrebbe realizzato il suo sogno.

A qualsiasi costo. Non le importava nient’altro.

“Ho spostato montagne e colline

per raggiungere il mio traguardo,

ho attraversato i mari e le tempeste

per arrivare fino a qui.

Eppure cosa era il traguardo

se non la semplice normalità….

Meravigliosa…”
Il giornalista e Shireen...

Il giornalista e Shireen…

Le lezioni di francese erano difficili, eppure non ne saltava manco una e, quando tornava a casa, si metteva davanti allo specchio a ripetere le pronunce delle varie consonanti. Gli suonavano così strane, quasi buffe, eppure avevano qualcosa di magico.Ogni parola pronunciata bene, ogni singolo vocabolo imparato, ogni frase appresa erano un passo in più verso la sua meta. Verso il suo traguardo di color blu, bianco e rosso….

Diciamo che sognava Hollande… come la pellicola hollywodiana  “Sognando Beckham”….

Una volta conobbe un giornalista italiano che si interesso alla sua storia  che rimase colpito dal suo grande sogno.Il giornalista lo riteneva un traguardo semplice da raggiungere, ma non si rendeva minimamente conto di quanto fosse difficile, al contrario, raggiungerlo.

Uscire dall’Iraq era molto difficile, soprattutto per una donna, e richiedeva mesi e mesi di attesa per ottenere un visto europeo, pochi ci riuscivano e molti ricorrevano alla clandestinità per potercela fare.

Il giornalista intervistava Shireen chiedendole della sua vita e delle sue ambizioni ma rimase molto colpito da una sua risposta, quando le chiese:

Giornalista: “Beh, se sei così emancipata, allora avrai avuto anche molte esperienze con dei ragazzi, rispetto alle tue coetanee che fino al matrimonio arrivano vergini, o sbaglio?

Shireen: “Ti sbagli. Clamorosamente.”

Giornalista: “In che senso?”

Shireen: Io non ho mai nemmeno baciato un uomo. Ho frequentato qualche compagno di scuola ma non è mai successo niente. Per me l’amore è un valore e la mia verginità è un dono. Sarà il regalo per l’uomo che amerò e, nonostante i miei desideri e la mia natura possano sembrare così emancipate, io credo in questa cosa e non la sprecherò per niente al mondo con il primo che passi.

Aspetterò, resisterò, porterò avanti il mio sogno e andrò a vivere in Francia, un giorno, ma non svenderò mai la mia anima. Perché io credo. Credo nei miei sogni, credo nel amore per un uomo che sarà quello giusto per me e alla quale darò tutta me stessa.

E’ questa la verità….”

 

Il giornalista rimase allibito.

Colpito nel profondo da tanta energia, da così tanta convinzione, a tal punto che si convinse

di una cosa: quella ragazza ce l’avrebbe fatta.E il giorno che torno in Italia la salutò dicendole:

 

“Credo in te e sono convinto di una cosa: ci vedremo presto in Europa.

 Buona fortuna….”

 

FINE

Un video girato ad Erbil, 
in cui Shireen veniva intervistata dal sottoscritto: