New York dal lago Jaqueline Kennedy congelato a Central Park

New York dal lago Jaqueline Kennedy congelato a Central Park

Allora, una buona notizia c’è: il termostato non segna più -18°. Ma soltanto un caloroso -2.

Diciamo che stiamo facendo passi da gigante e secondo le mie aspettative tra qualche giorno, se la situazione continua di questo passo, potrò uscire con lo smanicato a Febbraio. Forse…

Per il resto il mio coinquilino Ben, tanto jazz per quanto acciaccato, ho scoperto che è proprio un maniaco dell’ordine, di quelli che pretendono il letto rifatto tutte le mattine, e soprattutto come dice lui, sennò siamo punto a capo!! Che bello: per uno che è sempre stato abituato a non rifarselo neanche morto( a che serve scusatemi, se tanto dovrò disfarlo di nuovo?) tutt’ad un tratto mi sento come se fossi tornato in collegio. Not the best,honestly!

Le novità della settimana relative al mio ambientamento sono due: la metropolitana di New York è un mondo a se stante e gode di vita propria, lo stile è molto trasandato, quasi meccanico, senza alcun briciolo d’estetica, ma le linee funzionano e sebbene a volte capiti di sbucare a Chinatown, quando si doveva scendere da tutt’altra parte, senza capire il motivo, tutto sommato ho visto di peggio a Roma. Almeno qui non piove dentro.

Broadway Avenue tramutata nella Superbowl Avenue

Broadway Avenue tramutata nella Superbowl Avenue

Ma la cosa più sensazionale di tutte è che la città è completamente nel caos e la causa di tutto ciò è una parola sola: Superbowl XLVII, la 48° edizione della finale stagionale di Football americano, che quest’anno ha come sede proprio New York.

E non potete capire la situazione: strade chiuse, migliaia e migliaia di persone che affollano la Broadway, che per l’occasione è stata trasformata in un parco divertimenti a tema, ingorghi, poliziotti, luci, spettacoli, palloni da Football ovunque e le più grandi emittenti televisive come la CNN e la Fox collegate 24 su 24 da Times Square per raccontare in diretta l’evento.

Per sette giorni non si è parlato d’altro in tutta la città e ora che è tutto finito, con una schiacciante vittoria dei Seattle Seahawks ai danni dei Denver Broncos, la Grande Mela può tornare a respirare, sebbene, ragazzi, va detto che l’atmosfera è stata unica, galvanizzante, coinvolgente, in grado persino di fomentare una persona come me, completamente profana del Football, spingendola a impararsi le regole del gioco e a passare un sabato notte riguardandosi il film “Ogni maledetta domenica” con Al Pacino, pur di capirci qualcosa.

Che poi alla fine il gioco, per noi europei, non è che sia proprio il massimo, ma la spettacolarità è a livelli pazzeschi, con spot televisivi da 4 milioni di dollari ciascuno a ogni break e uno show durante l’intervallo da lasciare senza fiato, tra fuochi d’artificio e cantanti come Bruno Mars e i Red Hot Chilli Peppers a esibirsi.  Insomma: tanta, ma tanta, ma tanta tanta tanta roba.

Che poi, in fondo, siamo in America, e qui o le cose si fanno in grande stile oppure non si fanno. Real american way!!!

La febbre del Superbowl

La febbre del Superbowl

Avevo provato a vedere i prezzi di un ipotetico biglietto ma, di fronte a una richiesta minima di 1500 dollari per entrare allo stadio, ho preferito optare per l’opzione birrozza e partita in tv, con tutta felicità di mio padre, che probabilmente mi avrebbe cacciato di casa al sopraggiungere di una tale lieta novella.

La signora in questione

La signora in questione

E io a casa, tutto sommato, vorrei tornarci prima o poi, sapete.

Al di là del Superbowl e del Capodanno cinese, che ha aperto l’anno del Cavallo il 31 Gennaio e ha trasformato Chinatown per un giorno in un guazzabuglio di petardi e striscioni colorati, un incontro significativo è stato quello con una signora decisamente fuori dal comune.

E’ alta 93 mt, vestito di rame e corona un po’ kitsch in testa, si avete capito bene: sono stato a Liberty Island in un raro momento in cui le temperature lo permettevano senza rischiare l’assideramento per vedere la Statua della Libertà, il simbolo per eccellenza degli Stati Uniti e di New York.

Beh, vi dirò, in video e in foto fa un certo effetto, ma nulla di paragonabile al vederla dal vivo, che poi uno se l’aspetterebbe enorme e maestosa, mentre in realtà è più piccola di quello che si possa immaginare.

Comunque sia, il fascino rimane inalterato. Una stangona che fa la sua, permettete l’efuemismo, suina figura.

Ora, domani incomincerò il mio corso d’inglese Advance alla New York University e di fronte alla prospettiva di una classe di 20 persone, 19 cinesi e un solo europeo( il sottoscritto), non oso immaginare cosa potrà accadere.

Vi terrò aggiornati….

 Una panoramica direttamente da Liberty Island: 

                  

[Per seguire le mie avventure nella Grande Mela, potete anche visitare la mia rubrica su Informazione.tv: http://www.informazione.tv/it/un-fermano-a-new-york/art/48746-new-york-football-e-una-signora-in-rame/ ]