Cosa c'è di strano in questa foto? Scopritelo!!!

Cosa c’è di strano in questa foto? Scopritelo!!!

Sono passati quasi due mesi dal mio arrivo a New York, eppure la città che non dorme mai risulta essere sempre ricca di sorprese e in grado di offrire nuove esperienze.

Fortunatamente, in questo caso, positive.

Basti pensare che ieri mi sono ritrovato insieme a una comitiva di coreani, cinesi e giapponesi a festeggiare il Saint’s Patrick Day in una Steak House coreana all’ombra dell’Empire State Building, in un quartiere chiamato K-Town.

Ma occorre fare alcuni passi indietro, per spiegare come si sia arrivati a tutto ciò.

Dovete sapere che in America esiste una settimana, a metà di marzo, chiamata Spring Break, che consiste in sette giorni di libertà dalle lezioni e dagli esami per tutti gli universitari, di conseguenza, da buon studente della New York University, anche io mi sono ritrovato in vacanza.

Con una differenza: le mie coinquiline mi hanno lasciato la casa libera, in quanto Chun, la loro figlia,  si trasferirà a Washington l’anno prossimo per andare al college e quindi quale occasione migliore se non lo Spring Break per farsi un giro nella Capitale e visitare i vari colleges?

Il rapporto con loro è molto migliorato in queste ultime due settimane, a tal punto da portarle ad affidarmi in custodia il cane e il gatto di casa, Luzy e Jackie, sebbene mi abbiano dato come monito circa settordicimila regole da seguire per dar loro da mangiare, portarli a spasso, etc etc.

Ad ogni modo:

Casa libera + periodo di vacanza + Sabato sera =

Occasione perfetta per dare una festa a casa mia con tutti i miei compagni dell’American Institute.

Una cena a base di pasta e specialità italiane, per far capire a questi americani cosa significhi mangiare veramente italiano. Tanto per rendere l’idea: la pasta cotta al dente.

Il Barbecue coreano migliore di Manhattan

Il Barbecue coreano migliore di Manhattan

Solo che la festa, per una serie di coincidenze e defezioni dell’ultimo momento, ha visto partecipare solamente persone provenienti dal Continente Asiatico, fra Coreani, Cinesi e Giapponesi.

Un totale di dodici persone. Immaginatevi io, ai fornelli, in mezzo a tutta questa baraonda di occhi a mandorla, unico occidentale della situazione. E’ proprio vero che nella vita può capitare di tutto.

Fra saké, frutta coreana e birre provenienti direttamente da Chinatown, la serata è andata bene e l’amatriciana gagliarda preparata dal sottoscritto, per quanto approssimativa visti gli ingredienti americani, è stata apprezzata da tutti. Non che ci volesse molto, visti i soggetti, ma la cosa che non mi sarei mai aspettato, è stato ricevere i complimenti entusiasti da tutti e un invito a un Barbecue Coreano (cosa molto rara, in quanto gli Orientali non amano molto mischiarsi con gli Occidentali) per il giorno di San Patrizio.

Dovete sapere che il Saint Patrick’s day, festa cristiana che celebra il famoso santo che portò il Cristianesimo in Irlanda, è molto sentito in America, soprattutto a New York dove viene allestita una gigantesca parata allegorica( quasi 200.000 persone) lungo la Fifth Avenue: majorette, bande musicali, persone con il kilt, bandiere irlandesi ovunque e mezza città paralizzata dall’evento. Veramente qualcosa di sensazionale.

Certo, neanche l’ombra di un carro, per uno abituato al Carnevale di Fermo, una vera delusione.

Un tipico tavolo da barbecue

Un tipico tavolo da barbecue

Comunque sia, questa festa (nonostante quest’anno sia capitata di lunedì, non proprio l’ideale per fare baldoria) trasforma la città, rende la gente euforica -ho visto persone bere birra alle 10 del mattino – e dovunque ci si giri, è possibile incontrare qualcuno che indossi un indumento di colore verde così come la tradizione vuole.

Eppure il mio Saint’s Patrick day è stato un tantino diverso: niente pub a sfondarsi di birra verde, bensì una cena coreana a base di braciole e bistecche cotte alla brace.

Ovviamente unico occidentale presente. Imbarazzo a mille.

Ma come diavolo si usano le bacchette? Scopro che il mio personalissimo modo di tenere le bacchette, appresso da autodidatta in un viaggio a Shangai, mi fa apparire come un bambino di sei anni che sta mangiando. Benone!

E così ci si ritrova a provare il cibo coreano, a New York, nel giorno più irlandese dell’anno: beh, se non è globalizzazione questa.

La parata del Saint Patrick's day sulla Fifth Avenue

La parata del Saint Patrick’s day sulla Fifth Avenue

Spezie, salse, salsine, mille piatti stracolmi di contorni dall’aspetto ambiguo e l’insalata che viene usata come pane, da accompagnare con la carne a mo’ di involtino. Capito? Come pane!!! Che uno potrebbe pensare che la cucina coreana sia simile a quella cinese, tanto… ma in realtà sono due cose completamente differenti.

E poi quella carne cotta direttamente sul tavolo e servita nel piatto fumante…..

Un consiglio: se vi capita di passare di fronte un ristorante coreano, entrate.

A volte, le migliori esperienze si vivono, vincendo quell’istinto primordiale di diffidenza che ci prende verso tutto ciò che non si conosce o non si è già provato a Tipicità.

E’ stato curioso sperimentare e assaporare piatti mai assaggiati prima, con i miei nuovi amici che facevano a gara per mostrarmi come mangiare, cosa provare, ordinando piatti per me e chiedendomi cosa ne pensassi. Lo giuro, pur di farli contenti, ho addirittura assaporato delle verdure, io che nutro un odio profondo e viscerale per qualsiasi cosa sia di colore verde e abbia la vaga parvenza di essere salutare.

Perchè, tutto sommato, New York è proprio questo: un incontro quotidiano con il diverso. The main feature.

Un tramonto sul New Jersey

Un tramonto sul New Jersey

E’ vero: sarà anche una città caotica, confusionaria, estremamente costosa e fredda(oggi 17 Marzo sono -3°) eppure la sua grande bellezza sta proprio nella varietà di cose possibili da fare, provare, scoprire ogni giorno. Un totale guazzabuglio che unisce culture, sapori, colori e tradizioni in una rivisitazione a stelle e strisce.

Un mondo dentro un mondo che ha dentro un mondo che ha dentro un altro mondo.

The Big Apple.

E io, mi sa tanto, che farò di tutto per provare a viverla il più pienamente possibile: per divorarla tutta.